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Monte Leone (cresta W e cresta S)

Con Carlo siamo andati a dormire all’ospizio al passo del Sempione per poter partire presto al mattino seguente.

Quasi 2000 m di dislivello accumulato, cresta ovest di III grado (noi l’abbiamo fatta per tiri di corda, ma si può fare in conserva per essere più rapidi).

Meteo fantastico, quindi panorama a 360° sui ghiacciai svizzeri!

Tutti mi avevano avvisato della lunghezza a dir poco infinita della gita… ma una volta nella vita va fatta! La cresta ovest che abbiamo fatto in salita ci ha regalato emozioni a palate: vertiginosi passaggi con la parete nord a pochi cm dai propri piedi… tratti su roccia, misto… non ci siamo fatti mancare niente! Certo, nulla di estremo, ma per quanto ci riguarda per il momento questi sono i gradi che possiamo fare in sicurezza.

Carlo era già stato 2 volte in cima, ma sempre salendo dalla cresta sud, cioè dalla via normale… quella che questa volta abbiamo fatto in discesa.

Qui le mie foto.

Speriamo di poter fare altre gite alpinistiche in questo periodo.

Piz Palù (3905 m)

Splendido weekend immersi nello scenario offerto dal piz Palù e il monte Bernina. Penultima uscita del corso SA2. Un mese fa c’erano stati Roberto, Fabiano & Co. mentre noi eravamo al mont Gelè… con questa uscita recupero una gita a cui tenevo molto e che mi era dispiaciuto perdere. Grande perplessità il venerdì nel preparare lo zaino. Fuori dalla finestra a Varese imperversa un temporale che non fa ben sperare per il weekend, come d’altronde anche le previsioni meteo.

Sarebbe davvero un peccato mettere in piedi tutta la “procedura” (questa volta parecchio costosa) per rimanere nella nebbia.

Per il viaggio in auto, all’andata, si sceglie di percorrere la val Chiavenna per poi puntare verso Saint Moritz passando dal passo Maloja. Al ritorno faremo invece lo Julierpass per poi sbucare sull’autostrada svizzera del San Bernardino (sicuramente più veloce quest’ultimo percorso).

Arriviamo verso mezzogiorno alla stazione di partenza della funivia per il rifugio Diavolezza. I primi 20 euro se ne partono qui. In valle le nuvole rendono tetro il paesaggio… ma una volta a 3000 m, aspettando un po’, il panorama si apre sul Palù e il Bernina. Gli istruttori decidono di farci provare i movimenti di cordata in conserva corta su passaggi di misto. Arrampicare su roccia con i ramponi è stata un’esperienza nuova un po’ per tutti. Chi di noi già arrampicava è rimasto stupito di quanto tengano le punte nelle tacchette e nelle fessure. Poi è la volta delle doppie: divertente guardare le facce dubbiose, a volte atterrite, dei novelli rocciatori… chi, come me, di doppie “classiche” ne ha già fatte parecchie, sperimenta le svariate alternative (discesa in parallelo di due persone su corda singola con mezzo barcaiolo, discesa alla Piaz, ecc…).

Finalmente è ora di cena (18:30): classica insalata svizzera condita con salsa allo yogurt, classica zuppa, classico secondo con pastasciutta di contorno, classica carenza di pane… l’unica novità è stato il dolce: una mousse al cioccolato di cui abbiamo chiesto il bis. Nel complesso buona e abbondante cena con vista sulle cime della zona. Visto che è un “rifugio” di lusso si può pagare con la carta di credito… tra mezza pensione e bevande se ne partono 70 euro! Per fortuna non sono sempre così costose le gite di scialpinismo, altrimenti sarebbe uno sport d’elite! 🙂

Alle 21 si va tutti a nanna: complice la zuppa ai broccoli è la fiera dell’aerofagia… sarà stato l’elevato tasso di metano nell’aria che mi ha stordito, fattostà che ho dormito bene anche questa volta.

Alle 4:30 suona la sveglia. La colazione è fin troppo varia (c’è l’imbarazzo della scelta, alla fine tra le tante cose sul mio vassoio mi ritrovo a dare alternativamente un morso ad una fetta di formaggio ed uno ad un croissant, sorseggiando acqua frizzante (a volte mi faccio schifo da solo!).

Finalmente si parte (in discesa!). La lingua di neve che scelgono per raggiungere il ghiacciaio sottostante è davvero ripida e piena di roccette. Scendo derapando per paura di qualche scivolata. Una volta giù pelliamo gli sci e ripartiamo in salita. Presto raggiungiamo un gruppone di svizzeri che procedono a rilento. Il sorpasso però è off-limit per parecchio tempo, visto il pendio ripido e i numerosi crepacci. In alcune inversioni vedo parecchia gente in difficoltà scivolare… non ci penso due volte, viste le esperienze passate, e monto i rampanti. Salgo così più tranquillo e risparmio energie. Quando il pendio spiana sbuchiamo finalmente al sole e superiamo parecchia gente che nel frattempo, chi prima e chi dopo, si ferma a montare i rampanti. Non corro perchè al colle dovrei comunque aspettare il resto della mia cordata. Ne approfitto così per scattare molte foto ai crepacci e alle seraccate. Al colle come previsto tira vento e aspettare a lungo sarebbe una sofferenza. Decidono così di cambiare i componenti delle cordate. Io salgo con Nicolò e Silvio, dietro alla cordata di Francesco e Nicola, assistiti da Raffaele.

Il primo pendio da affrontare con picozza e ramponi è abbastanza ripido ma solo in pochissimi punti c’è ghiaccio, per il resto è neve. Arriviamo in cresta. La prima parte è un’autostrada, in alcuni punti addirittura con una cornice sulla destra che fa da “parapetto”. Si arriva così agevolmente sulla prima cima (Orientale – 3882 m). Per la cima principale si deve scendere leggermente per poi affrontare una cresta questa volta molto affilata e aerea (su questa non è il caso di far fermare la mia cordata per scattar foto!). C’è veramente il baratro sia da una parte che dall’altra. Chissà perchè non parla più nessuno! Le condizioni comunque sono ottime e procediamo con passo sicuro.

Giungiamo così sulla seconda cima (3906 m). Prima di noi solo un gruppo di giovani svizzeri dai quali ci facciamo scattare una foto di gruppo, ricambiando il favore. Stiamo in cima una mezz’oretta, ammirando il panorama, poi quando la cresta è libera, incominciamo la discesa.

Al deposito sci c’è veramente un sacco di gente. Passiamo nuovamente alla modalità sci. La neve è splendida, in alcuni tratti è ancora invernale. Certo ad avere le gambe e la tecnica ci sarebbe da divertirsi parecchio. In qualche modo scendo anch’io. Man mano che si scende i crepacci aumentano, ma con gli sci è più difficile caderci dentro. Arriviamo alla fine del ghiacciaio, dove con mezz’oretta di sentiero giungiamo all’auto che avevano portato lì il giorno prima (siamo infatti scesi lungo il ghiacciaio del Morterasch e quindi siamo arrivati in un punto distante qualche km da dove abbiamo preso la funivia il giorno prima).

Qualche dato: più di 19 km e 1230 m di dislivello accumulato. Velocità massima 61 km/h (giù a uovo nel pianoro crepacciato).

Che dire: viste le previsioni meteo ci è andata veramente di lusso. Gita entusiasmante in ottima compagnia! Il prossimo weekend si chiude il corso con un gitone a 4153 m (Bishorn, nel Vallese).

Qui una bella relazione.

Qui foto e relazione del gruppo di Enzo, Fulvio e Camilla, saliti un mese fa. Qui quella di Roberto, salito con Fabiano & Co. nello stesso giorno.

Qui sotto le mie foto:

Basodino (3272 m)

La domenica ci svegliamo alle 4:20… abbiamo dormito quasi tutti (io tra questi) molto bene. Evento raro in rifugio ed infatti fuori nevica (pochissimo però)!

Alle 5:30 siamo già con gli sci ai piedi e con le pile frontali accese. Anche questo weekend mi sono inserito nel gruppo che ha come istruttore Matteo… e così siamo sempre in testa! 🙂 Si sale bene fino all’inizio del canale di Kastell, dove, forse per un’incomprensione, Nicola sceglie il lato più ripido per salire. Gli sci tengono, la testa meno (me se dovessi scivolare qui?). Ormai sono dentro al tratto ripido e fermarsi per mettere i rampanti sarebbe un casino… poi vedo man mano che un bel po’ di gente li ha messi sotto e la preoccupazione aumenta (non sarò mica l’unico che non li mette, ho pure le lamine smussatissime!). Così appena trovo un sasso “comodo” mi fermo per mettere i rampanti. Quando riparto è tutta un’altra storia! Due inversioni però e sono fuori dal tratto ripido (a saperlo resistevo ancora un po’ ed evitavo di fermarmi). A quel punto si mette in testa Marco che per far riposare tutti traccia una rotta meno ripida. Negli ultimi metri prima del colle i rampanti si fanno nuovamente utili (anche se non indispensabili). Una volta scollinati ci togliamo i rampanti per affrontare una breve discesina. Le mie pelli, che in salita tengono che è una meraviglia, per contro in discesa non scorrono per nulla, anzi , si inchiodano: per questo ho fatto un capottone alla fine della discesina. Fa caldo e si sale in maglietta a maniche corte (dopo un po’ però mi rimetterò il micro-pile dato che tira un po’ di venticello).

Arriviamo al deposito sci (ne ho visti di più comodi! :-)) dove calziamo i ramponi. La cresta di misto non è per nulla complicata, ma abbastanza esposta. Arriviamo tutti in vetta da dove finalmente posso godere il panorama (la volta scorsa che salì sul Basodino eravamo immersi nelle nuvole).

La discesa regala curve a non finire, peccato che i miei sci sul duro vibrino da far paura… resisterò fino alla prossima stagione prima di cambiare l’attrezzatura? La tentazione è fortissima…

Qualche dato della gita: dal rifugio Maria Luisa ci vogliono circa 4h, difficoltà D-, 1300 m di dislivello accumulato, 16 km percorsi.

In conclusione: splendido weekend in ottima compagnia, meteo spaziale, gite remunerative anche dal punto di vista “didattico”. Grazie a tutti e alla prossima!

Qui le foto di Sergio.

Qui le mie foto di domenica:

Corno Brunni (2862 m)

Seconda uscita del corso SA2… si pernotta al rifugio Maria Luisa sopra Riale, in val Formazza (VCO). Rispetto agli standard dei rifugi e soprattutto in confronto con quello della prima gita del corso (rif. Crete Seche) questo era un albergo: acqua calda, doccia a gettone, cena ottima e abbondante… poi siccome era il compleanno di Stefano ci è toccato pure berci dello spumante!

Ma torniamo al mattino… purtroppo quest’anno di neve ce n’è poca e quindi ci tocca spallare gli sci tagliando qualche tornante della strada che porta al rifugio. E pensare che un mese fa avevamo calzato gli sci dalla macchina per fare il pizzo Fiorina, sempre da Riale.

Arrivati al rifugio lasciamo lì il materiale che non ci serve e proseguiamo… la cima che dobbiamo raggiungere è il Corno Brunni, ma diversamente dalla gita che ha fatto Nicola un mesetto fa, saliremo dal versante nord… perchè quello sud andrebbe bene per arrampicare su roccia visto che non c’è più traccia di neve!

Arriviamo all’ultimo ripido pendio dove senza rampanti si scivola un po’ via… arriviamo ad una cimetta (quotata, ma senza nome, sulla carta) dove lasciamo gli sci per proseguire armati di piccozza e ramponi. Il fatto di non essere legato mi intimorisce un po’ dato che non ho ancora una grande esperienza di vie di misto… è solo questione di prenderci un po’ confidenza, ma ce la caviamo egregiamente tutti. Lo scenario è fantastico e qualche barzelletta in cima seduti al sole rendono la giornata tra quelle da incorniciare.

Tornati al rifugio con splendida sciata, dopo un riposino, ci si allena nuovamente (già l’avevo fatto lo scorso anno con il corso di alpinismo), a frenare un’eventuale caduta con la piccozza. Più che a usare la picca mi ricorderò bene come fare uno sgambetto a qualche amico… gli istruttori si sono sprecati nel mostrarcene qualche esempio! 🙂

L’ultima “fatica” della giornata è stata quella relativa alle manovre con la corda in caso di caduta in crepaccio di un compagno di cordata… il famigerato cordino da ghiacciaio (già abbondantemente visto in corsi precedenti) ha mietuto ancora diverse vittime!

Qualche dato della gita: 12.8 km, 1200 m di dislivello positivo accumulato, velocità massima 50 km/h (mi sembra tantino).

Ecco le mie foto della giornata di sabato:

Aiguille des Thoules (3534 m)

Penultima uscita del corso di Alpinismo CAI Varese… questa volta weekend nel gruppo del monte Bianco. Abbiamo preso una funivia a Courmayer che ci ha catapultati direttamente a 3382 m dove è posto il rifugio Torino. Il sabato abbiamo provato una breve progressione su terreno misto (ghiaccio e roccia) per raggiungere la costruzione posta in cima alla punta Helbronner… immersi nella nebbia i pendii affrontati sembrano finire nel vuoto… una volta scesi, quando si sono aperte per un attimo le nuvole abbiamo capito che non stavamo facendo una cosa così azzardata…
Poi via con l’apprendimento delle manovre per il recupero di un compagno finito in un crepaccio… abbastanza complicate, ma non impossibili. Devo studiarmele bene.
Infreddoliti dal vento e dall’umidità siamo rientrati in rifugio, più precisamente nell’essiccatoio del rifugio, dove siamo stati a lungo per scaldarci e per riprovare alcune manovre. Poi pappa e via a nanna, il giorno dopo la sveglia è alle 4:15!
Domenica con 4 cordate e con meteo nemmeno troppo brutto (rispetto al giorno prima), partiamo alla volta dell’Aiguille des Thoules che raggiungiamo salendo per la sua divertente parete nord (PD+ 40-45°) e scendendo per la sua via Normale (F+), resa un po’ infinda a causa della gran quantità di neve ancora presente.
Nel complesso bella gita, ma troppo breve! Alle 10 eravamo in rifugio e non ero affatto stanco… peccato, forse mi sarei divertito di più con le altre cordate che sono andate all’Aiguille Marbree… loro almeno sono rientrati 2 ore dopo.
Qui una relazione della gita.

Il Bianco mostra subito i muscoli con la sua roccia

In funivia

La famosa scalinata infinita e ripida che collega l’arrivo della funivia al nuovo rifugio Torino

Domenica mattina ore 6, verso l’Aiguille des Thoules

Le funivie

Satelliti del Gran Capucin

Crepe vistose

Alpinismo: Roccia Nera (4075 m)

Gruppo del Monte Rosa… tra il Polluce e i Breithorn c’è la Roccia Nera: 4075 m raggiunti su ghiacciaio con ultimi 200 m di dislivello su pendio ripido (40°)!
Spettacolare il panorama, emozionante la salita, adrenalinica la discesa… un po’ di esitazione nei primi minuti di discesa su un pendio così esposto e ripido… non si può sbagliare un passo in quei momenti… una scivolata avrebbe voluto dire la fine! E’ tutta questione di abitudine e coraggio in sè stessi: dopo i primi minuti di apprensione mi sono tranquillizato e avrei potuto proseguire per ore con quell’inclinazione! C’è da dire che io, per stare più a mio agio, avrei affrontato il pendio “di petto”, senza fare zig-zag che ti costringono a camminare di traverso con i piedi inclinati a valle per far affondare meglio i ramponi… io sarei salito per linea diretta, con picozza e punte anteriori dei ramponi per salire verticalmente… sicuramente più sicuro e meno inquitante! Ma Fabiano mi ha dato sicurezza e mi ha spiegato come progredire e io mi sono fidato! L’idea era di salire anche il Breithorn Orientale, ma la neve già lungo la discesa dal Roccia Nera stava diventando più molle e così abbiamo rinunciato… sarà per un’altra volta, magari proveremo a concatenare i 3 Breithorn… già così comunque la discesa è stata massacrante! Da 4075 m a 1600 m portandosi sulle spalle uno zaino pesantissimo (corda, picozza, imbrago, ecc…). Gli scarponi ci hanno devastato come sempre i piedi, per fortuna rinfrescati nelle splendide e fresche acque del Lago Blu, dove ci attendevano le nostre rispettive “ragazze”, venuteci incontro al nostro rientro!
 
 Alle 5:30 si parte… ancora al buio
 
 
Poco dopo arriva l’alba!
 
Il ghiacciao inizia a popolarsi…
 
Quante cordate, ma vanno tutti sul Castore (già fatto 3 anni fa)!
 
La gobba di Rolin
 
Primo pendio ripido, ai piedi dell’attacco del Polluce
 
Il Castore (parete ovest)

 
Fabiano con Roccia Nera sullo sfondo
 
Castore
 
 
 
Gente sulle roccette del Polluce… l’anno prossimo lo tento pure io!
 
 
Lo vedete il bivacco?
 
 
Ecco il bivacco (zoom)
 
Controluce
 
Il rifugio Guide d’Ayas da dove siamo partiti
 
 
Le cose si fanno serie… ma quanto è ripido?
 
Tanto tanto…
 
Sulla cresta, Fabiano si è slegato per esigenze impellenti… forse la ca**ta più alta d’Europa in quel momento!
 
Cornici
 
In basso a sinistra, ecco la capanna Margherita (voglio andarci!)
 
Gente in cima ai Breithorn
 
 
 
Siamo in cima al Roccia Nera!
 
 
Il monte Bianco!
 
Rivedendo lo scivolo finale della salita e della discesa
 
Il bivacco dall’alto!
 
 
 
Eravamo lì poco fà!
 
Caspita se è in piedi!
 
Tornati al rifugio…
 
Si ammira per l’ennesima volta la nostra cima
 
Che ci saluta con scariche a raffica!
 
Ci aspetta un’infinita discesa,,,
 
 
 
 
Passiamo di nuovo dal rif. Mezzalama
 
Piani di Verra Inferiori (dobbiamo passarci)
 
 
 
Lago Blu
 
La Fede ci ha raggiunto qui…
 

Aebeni Flue: 3962 m sotto i miei piedi!

Weekend alpinistico con il C.A.I. Varese, nell’oberland bernese: primo giorno partenza da 1700 m per arrivare al rifugio Hollandiahutte posto a quasi 15 km di distanza e alla quota di 3238 m: un dislivello (1500 m) ed un’estensione mostruosi! Ed infatti ben 4 partecipanti si sono arresi dopo questo primo giorno massacrante: ben due della nostra cordata (da quattro) si sono sentiti male (uno aveva crampi alle gambe durante la salita, l’altro è stato male la notte in rifugio)… Anche perchè, tanto per rendere ulteriormente spaccagambe la prima giornata, più di 1000 m di dislivello sono stati su ghiacciaio con neve superficiale “molle” e quindi faticosa da battere…
Il secondo giorno (la domenica) bisognava “soltanto” raggiungere la cima (oltre 700 m di dislivello, ma anche qui pure con un’estensione notevole), ridiscendere al rifugio per poi proseguire fino all’ultimo paese della valle (Falteralp), dove ci aspettava il nostro pullman… Oltre 4400 m di dislivello complessivo e quasi 40 km di percorso… Incredibile! Ma tolti i numeri, il piacere è stato tutto elargito da panorami mozzafiato, crepacci inquitanti ma anche affascinanti, scariche infinite di neve dalle pareti… Tutto condito da un po’ di fortuna (sole e nuvole spazzate via giusto appena ci accingevamo a raggiungere la vetta) ed un po’ di sfortuna (in discesa ci siamo fatti qualche ora sotto una pioggia con coefficiente bagnante veramente alto!)… Per poco poi la conquista della cima si stava per perdere: causa lunghezza inaspettata del percorso di salita del secondo giorno, alcuni hanno iniziato a pensare di mollare… si è perso molto tempo per decidere ed alla fine si era optato per continuare a salire fino ad un certo orario prefissato (le 10, essendo partiti alle 5:50 dal rifugio), poi tornare indietro comunque… Detto questo io ho egoisticamente esplicitato le mie intenzioni (io voglio la cima!) e così si è creata una cordata ad-hoc composta finalmente da soli giovani con tanta voglia di riprendere i primi… Un grande saluto a Mattia, fresco 17enne che si è rivelato all’altezza della situazione! Bellissimo scoprire che esistono ancora giovani con queste passioni! Alla fine, per fortuna, tutti (di quelli che erano partiti dal rifugio) sono riusciti a raggiungere la vetta. Il panorama da quest’ultima è eccezionale: Eiger, Mönch e Jungfrau… WOW!
Furbissimo io a non aver messo la crema solare… sono ustionato in faccia e pure con il segno degli occhiali da sole: molto alpinistico, ma poco conciliante con i vicini esami all’università!Ecco la traccia gps registrata da me!
http://www.giscover.com/tours/tour/display/3631

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

BA SO DI NOOOOO!

Spettacolo! 3272 m, su ghiacciaio e roccette finali, bella perchè varia e relativamente tecnica nella parte finale su roccia… anche se sul ghiaccio qualche spavento per qualche scivolone (non mio per fortuna) c’è stato… L’unica, grossa, nota negativa è stata purtroppo dettata dal maltempo… non ha piovuto, nemmeno una goccia, ma la domenica siamo stati praticamente tutto il tempo immersi nella nebbia fittissima: che peccato non poter ammirare il bel panorama dalla cima e durante l’ascesa… va beh, per il panorama tornerò in compagnia di Sam sul Valrossa. Stessa valle, meno impegnativa, fattibile in giornata… giusto per vedere il Basodino in una giornata di sole! Gita di grande utilità anche sotto l’aspetto tecnico-sociale: ho chiaramente acquisito un po’ di informazioni utili qua e la per quanto riguarda la progressione su ghiaccio, l’attrezzatura ed il loro utilizzo (ad esempio i ramponi li pensavo molto delicati su roccia… invece li abbiamo tenuti anche per compiere qualche tratto su roccia). Ma è stato molto bello perchè ero partito da solo, nel senso che non conoscevo nessuno (si, di vista qualche “big” tra i capi-gita)… e pur essendo timido ed introverso, con la “forza” ottenuta dal mio amore per la montagna e la voglia di condividere questa passione con gente “dai gusti analoghi”… beh, è stato facile trovare quasi sempre qualcuno con cui scambiare quattro chiacchere (e non solo di montagne: donne [mamma mia la rifugistaaaa!], motori [c’è pure qualche motociclista!], viaggi, ecc…). E tutto questo era un antipasto per prepararsi alla gitona in Svizzera (descritta come una “mazzata” notevole)!
Al ritorno in pullman mi avranno offerto almeno 5 diversi assaggi tra vini e liquori… ma anche affettati, biscotti, ecc… Ed al rifugio si è mangiato come in un normale albergo: dal primo al dessert!

Guarda la traccia GPS da me registrata!http://www.giscover.com/tours/tour/display/3557