Splendido weekend immersi nello scenario offerto dal piz Palù e il monte Bernina. Penultima uscita del corso SA2. Un mese fa c’erano stati Roberto, Fabiano & Co. mentre noi eravamo al mont Gelè… con questa uscita recupero una gita a cui tenevo molto e che mi era dispiaciuto perdere. Grande perplessità il venerdì nel preparare lo zaino. Fuori dalla finestra a Varese imperversa un temporale che non fa ben sperare per il weekend, come d’altronde anche le previsioni meteo.
Sarebbe davvero un peccato mettere in piedi tutta la “procedura” (questa volta parecchio costosa) per rimanere nella nebbia.
Per il viaggio in auto, all’andata, si sceglie di percorrere la val Chiavenna per poi puntare verso Saint Moritz passando dal passo Maloja. Al ritorno faremo invece lo Julierpass per poi sbucare sull’autostrada svizzera del San Bernardino (sicuramente più veloce quest’ultimo percorso).
Arriviamo verso mezzogiorno alla stazione di partenza della funivia per il rifugio Diavolezza. I primi 20 euro se ne partono qui. In valle le nuvole rendono tetro il paesaggio… ma una volta a 3000 m, aspettando un po’, il panorama si apre sul Palù e il Bernina. Gli istruttori decidono di farci provare i movimenti di cordata in conserva corta su passaggi di misto. Arrampicare su roccia con i ramponi è stata un’esperienza nuova un po’ per tutti. Chi di noi già arrampicava è rimasto stupito di quanto tengano le punte nelle tacchette e nelle fessure. Poi è la volta delle doppie: divertente guardare le facce dubbiose, a volte atterrite, dei novelli rocciatori… chi, come me, di doppie “classiche” ne ha già fatte parecchie, sperimenta le svariate alternative (discesa in parallelo di due persone su corda singola con mezzo barcaiolo, discesa alla Piaz, ecc…).
Finalmente è ora di cena (18:30): classica insalata svizzera condita con salsa allo yogurt, classica zuppa, classico secondo con pastasciutta di contorno, classica carenza di pane… l’unica novità è stato il dolce: una mousse al cioccolato di cui abbiamo chiesto il bis. Nel complesso buona e abbondante cena con vista sulle cime della zona. Visto che è un “rifugio” di lusso si può pagare con la carta di credito… tra mezza pensione e bevande se ne partono 70 euro! Per fortuna non sono sempre così costose le gite di scialpinismo, altrimenti sarebbe uno sport d’elite! 🙂
Alle 21 si va tutti a nanna: complice la zuppa ai broccoli è la fiera dell’aerofagia… sarà stato l’elevato tasso di metano nell’aria che mi ha stordito, fattostà che ho dormito bene anche questa volta.
Alle 4:30 suona la sveglia. La colazione è fin troppo varia (c’è l’imbarazzo della scelta, alla fine tra le tante cose sul mio vassoio mi ritrovo a dare alternativamente un morso ad una fetta di formaggio ed uno ad un croissant, sorseggiando acqua frizzante (a volte mi faccio schifo da solo!).
Finalmente si parte (in discesa!). La lingua di neve che scelgono per raggiungere il ghiacciaio sottostante è davvero ripida e piena di roccette. Scendo derapando per paura di qualche scivolata. Una volta giù pelliamo gli sci e ripartiamo in salita. Presto raggiungiamo un gruppone di svizzeri che procedono a rilento. Il sorpasso però è off-limit per parecchio tempo, visto il pendio ripido e i numerosi crepacci. In alcune inversioni vedo parecchia gente in difficoltà scivolare… non ci penso due volte, viste le esperienze passate, e monto i rampanti. Salgo così più tranquillo e risparmio energie. Quando il pendio spiana sbuchiamo finalmente al sole e superiamo parecchia gente che nel frattempo, chi prima e chi dopo, si ferma a montare i rampanti. Non corro perchè al colle dovrei comunque aspettare il resto della mia cordata. Ne approfitto così per scattare molte foto ai crepacci e alle seraccate. Al colle come previsto tira vento e aspettare a lungo sarebbe una sofferenza. Decidono così di cambiare i componenti delle cordate. Io salgo con Nicolò e Silvio, dietro alla cordata di Francesco e Nicola, assistiti da Raffaele.
Il primo pendio da affrontare con picozza e ramponi è abbastanza ripido ma solo in pochissimi punti c’è ghiaccio, per il resto è neve. Arriviamo in cresta. La prima parte è un’autostrada, in alcuni punti addirittura con una cornice sulla destra che fa da “parapetto”. Si arriva così agevolmente sulla prima cima (Orientale – 3882 m). Per la cima principale si deve scendere leggermente per poi affrontare una cresta questa volta molto affilata e aerea (su questa non è il caso di far fermare la mia cordata per scattar foto!). C’è veramente il baratro sia da una parte che dall’altra. Chissà perchè non parla più nessuno! Le condizioni comunque sono ottime e procediamo con passo sicuro.
Giungiamo così sulla seconda cima (3906 m). Prima di noi solo un gruppo di giovani svizzeri dai quali ci facciamo scattare una foto di gruppo, ricambiando il favore. Stiamo in cima una mezz’oretta, ammirando il panorama, poi quando la cresta è libera, incominciamo la discesa.
Al deposito sci c’è veramente un sacco di gente. Passiamo nuovamente alla modalità sci. La neve è splendida, in alcuni tratti è ancora invernale. Certo ad avere le gambe e la tecnica ci sarebbe da divertirsi parecchio. In qualche modo scendo anch’io. Man mano che si scende i crepacci aumentano, ma con gli sci è più difficile caderci dentro. Arriviamo alla fine del ghiacciaio, dove con mezz’oretta di sentiero giungiamo all’auto che avevano portato lì il giorno prima (siamo infatti scesi lungo il ghiacciaio del Morterasch e quindi siamo arrivati in un punto distante qualche km da dove abbiamo preso la funivia il giorno prima).
Qualche dato: più di 19 km e 1230 m di dislivello accumulato. Velocità massima 61 km/h (giù a uovo nel pianoro crepacciato).
Che dire: viste le previsioni meteo ci è andata veramente di lusso. Gita entusiasmante in ottima compagnia! Il prossimo weekend si chiude il corso con un gitone a 4153 m (Bishorn, nel Vallese).
Qui una bella relazione.
Qui foto e relazione del gruppo di Enzo, Fulvio e Camilla, saliti un mese fa. Qui quella di Roberto, salito con Fabiano & Co. nello stesso giorno.
Qui sotto le mie foto: